In Italia circa il 40% dei lavoratori è sovra-qualificato, ovvero quasi la metà dei lavoratori non sono compatibili con le qualifiche del loro impiego.

L’Italia è il sesto paese in Europa per “overqualification”. Questo fenomeno riguarda principalmente donne e giovani laureati tra i 25 e 34 anni, delle prime parliamo del 14% in più rispetto al 12% degli uomini, ed è un problema che prescinde dalla dimensione economica-aziendale ma riguarda perlopiù questioni di genere e sociali.

I problemi di questo fenomeno

La maggior parte dei lavoratori sovra-qualificati è, comunque, occupata con un contratto lavorativo standard perché in Italia, come in molti altri paesi, anche la certezza di un posto di lavoro al di sotto delle proprie competenze è preferibile all’attesa di un raro pieno sfruttamento delle proprie possibilità.

Se per un’azienda il lavoratore troppo qualificato può portare molti benefici come competenze, esperienze e farsi carico di progetti più impegnativi; quello che invece riceve e vede un lavoratore è un’impresa incapace di valorizzare le sue qualità o titoli accademici.

Come agire?

Se un governo vuole fare in modo che la sua popolazione resti competitiva deve aiutarla a sviluppare capacità e darle la possibilità di poterle applicare nel mondo lavorativo, migliorare gli orientamenti scolastici e coordinare a livello nazionale delle strategie per rendere tutto questo possibile.
Perché i dati forniti dall’OCSE confermano che il problema non nasce da una formazione inadeguata (almeno se confrontata con le aspettative del nostro Paese) ma con l’indirizzamento sbagliato delle risorse – il nucleo del problema dunque è che in Italia esiste una sorprendente opposizione tra lavoratori senza competenze adeguate a fare il mestiere che svolgono e dall’altra parte lavoratori che hanno più abilità del necessario.
Uno squilibrio da risolvere al più presto con la gestione delle politiche attive e un coordinamento delle strategie nazionali.

Per ogni professionista al di sotto delle attese dei datori di lavoro, ce n’è uno che si scontra su un sistema incapace di premiarlo.

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