L’emergenza Coronavirus ci ha costretti ad uno stop obbligato: si #restaacasa. Le nostre abitudini di colpo sono state stravolte: meno spostamenti, ritmi di vita differenti ed un modo diverso di approcciare alle nostre giornate.
Questo può essere il momento giusto per prenderci una pausa e riflettere su quanto l’impronta umana abbia conseguenze disastrose per l’ambiente.


Lo svuotamento improvviso delle nostre città porta alla luce un dato nazionale importante: l’inquinamento dell’aria in Italia è calato rapidamente dal 4 marzo, data delle prime restrizioni in nord Italia, così come lo è stato gli scorsi mesi per la Cina. L’equazione di fondo sembrerebbe semplice: “meno auto = meno emissioni”, ma bisogna valutare più aspetti. Analizziamoli nel dettaglio.

La immagini del Belpaese che vi mostriamo provengono dal satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus, coordinato dalla ESA (Agenzia Spaziale Europea) e dalla Commissione Europea.
Se ci concentriamo sull’Italia settentrionale, zona in cui l’inquinamento dell’aria è più sviluppato e le misure restrittive per contenere il contagio da Covid-19 sono in atto da maggior tempo, sarà facile notare una chiara trasformazione.
Le foto evidenziano il progressivo calo avuto nelle ultime settimane del biossido di azoto, rappresentato dalla nube rossa, un inquinante emesso nell’atmosfera dall’utilizzo di combustibili fossili, principalmente dagli scarichi delle auto e dalle industrie.

L’impatto del traffico

Le ragioni di questo risultato sono senz’altro attribuibili alla diminuzione dei veicoli in circolazione. Secondo dati Aspi (Autostrade e strade per l’Italia), nella zona che comprende Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, c’è stato un calo del 20% della circolazione di veicoli leggeri rispetto alla media registrata nel periodo che va dal 25 febbraio al 4 marzo dello scorso anno. Il traffico ridotto ha determinato 139.000 tonnellate di emissioni di CO2 in meno (dati Ispra, Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale).

Non solo auto, anche le scuole…

L’inquinamento atmosferico è dovuto da una serie di concause: non ci dimentichiamo infatti che anche gli istituti scolastici attualmente sono chiusi e lo stesso vale per i loro riscaldamenti a gasolio e metano. In Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna la chiusura di questi impianti ha evitato l’emissione di 78.000 t di CO2 in una settimana su oltre 15.000 plessi considerati (stima dati Ispra).

…ed i voli

A subire un calo è anche il traffico aereo. In Italia – secondo Assaeroporti – dal 15 febbraio al 4 marzo sono stati cancellati circa 3.400 voli per un calo di oltre 1.760.000 passeggeri. In questo lasso di tempo, il minore consumo di cherosene ha fatto calare le emissioni di CO2 per 210.000 tonnellate (stima Ispra).

La riflessione che ne viere fuori non vuole puntare verso la chiusura della intera nazione, piuttosto vuole invece spingere ad una riflessione sui modelli di consumo che caratterizzano la nostra società e di come essi impattano sul Pianeta e quindi sul futuro della specie umana.

La diminuzione – seppur drastica – delle emissioni di inquinanti nell’atmosfera in un mese non riparerà i danni irreversibili causati all’ambiente fino a questo momento. L’opportunità offerta – da questo particolare momento – deve essere lo spunto per ripensare al nostro modello di sviluppo economico, favorendo le pratiche proposte dalla green economy.

I benefici dello “smart working”, la riduzione del traffico veicolare e aereo, la conversione ecologica di scuole ed aziende sono elementi che ripercuotono i loro effetti direttamente sulla salute umana e sul benessere del Pianeta. Il modo migliore di affrontare cambiamenti improvvisi, è di farlo in maniera resiliente: affrontare le avversità in chiave positiva. Non appena torneremo alla normalità, Il cambiamento verso un futuro più sostenibile deve passare anche dal prenderci cura del pianeta in cui viviamo con scelte ed azioni sempre più green.

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